Myths & Legends
Molti sono i miti e le leggende che appartengono al folklore gaetano. Tra questi ricordiamo:
La Leggenda de Gliu Mazzemareglio
Palazzo degli Spiriti
​
Un dì sorgevi tra Conca e Pizzone,
antico palazzo di ampia dimensione,
Ladislao di Durazzo un dì vi dimorava
quando nella città vecchia la peste dilagava
e in questa zona aria sana respirava.
Sede di svago della famiglia reale
del Generale Massena quartier generale.
Felice Gaeta esimio dottore,
ultimo proprietario di detta costruzione
palazzo che teneva quasi disabitato,
con convinzion di tutti da spiriti abitato.
Palazzo che hai ospitato reali, principi, paggetti
Non potevi non accogliere spiriti e folletti,
di cui uno tutto rosso dai piedi al berretto,
autore di numerosi scherzi a dispetto,
“Mazzemareglio” è il suo nome in dialetto…
Cosmo Del Bono
La leggenda del serpente di Gaeta: una delle storie più famose del litorale pontino
A Gaeta, da secoli, si tramanda il racconto di un gigantesco serpente che terrorizzava la popolazione con le sue immense e spaventose fauci. Il mostruoso animale, che infestava la località di Sant’Agostino, si dice che abitasse in una grotta e che devastasse i campi e le abitazioni circostanti per saziare il suo appetito.
Leggenda narra che un contadino locale, stanco del clima di terrore, un giorno si recò alla grotta, deciso ad abbattere l’immonda bestia armato di uno schioppo. Per attirare il serpente al di fuori della sua tana posizionò delle caciotte, di cui la bestia era ghiotta, a pochi metri dall’entrata insieme a uno specchio che gli permettesse di guardare i movimenti del rettile anche dall’altura sovrastante, dove si era appostato. Dopo un po’ di attesa, notò che la trappola aveva attirato il mostro: due enormi occhi gialli si riflettevano nello specchio mentre il rettile era intento ad addentare il cibo. L’uomo sparò, ma temendo di non aver centrato il bersaglio corse via all’impazzata verso l’entroterra, dove morì poco dopo a causa dell’enorme spavento facendo in tempo solo a farfugliare i dettagli dell’impresa a qualche incredulo testimone.
Il serpente, tuttavia, era morto. Il suo corpo venne esposto in città, trasportato fin lì con l’ausilio di quattro coppie di buoi, ci fu una festa enorme e i cittadini poterono finalmente riprendere possesso completo delle proprie terre.
Il misterioso antro del Pozzo del Diavolo
Questa apertura sul mare si trova incastonata nel tratto di costa compreso fra la spiaggia di Fontania e la caletta che precede la spiaggia dei Quaranta Remi. Si tratta di una grotta a sviluppo verticale con origini vulcaniche, dal diametro di 18 metri e altezza a picco sul mare di 32 metri.
La sua estensione si sviluppa sia al livello del mare, sia sott’acqua. È infatti possibile attraversare l’entrata della grotta in barca; molto più interessante, però, è la possibilità di immergersi in escursioni subacquee per godersi un meraviglioso scenario, incredibilmente suggestivo e colorato, e successivamente spuntare in superficie all’interno del “pozzo” da dove si può ammirare, in alto, il “comignolo” che espone alla vista il cielo che si apre sulla collina sovrastante.
Leggenda narra che è all’interno della grotta che il diavolo avrebbe trovato riparo alla morte di Cristo. Per molti residenti, però, questo posto è noto come Pozzo delle chiavi, a ricordo dei vecchi marinai che, prima di partire per lunghe traversate, usavano gettare dall’alto della grotta le chiavi delle cinture di castità delle mogli.
La Leggenda della Montagna spaccata e la Mano del Turco
La voce del popolo racconta di una leggenda che vedrebbe legate la morte di Cristo e la genesi della Montagna Spaccata, a Gaeta. Una misteriosa spaccatura nella montagna a picco sul mare, utilizzata durante il Medioevo come rifugio dalle navi saracene imboscate per depredare le navi di passaggio nel Golfo.
Secondo il mito, la spaccatura nella montagna si sarebbe generata in seguito al grido di dolore del Cristo crocifisso. A prova di questo c’è la Mano del Turco: un’impronta a forma di mano con cinque dita che si sarebbe formata nel momento in cui un marinaio miscredente, negando l’origine miracolosa della spaccatura della montagna, si appoggiò alla parete che divenne improvvisamente morbida e ne impresse la mano.
La leggenda della Nave di Serapo: quando la Maga Circe trasformò l’imbarcazione di Ulisse in uno scoglio
Il quartiere di Serapo fa parte del promontorio di Fontania e comprende una spaziosa e famosa spiaggia, dalla cui riva è possibile ammirare la cosiddetta Nave di Serapo.
La più famosa leggenda che circonda questo ammasso roccioso è proprio quella che riguarda Ulisse e la sua Odissea: la sua permanenza in zona Circeo è durata circa un anno, poiché la Maga Circe trasformò i suoi uomini in porci e, per evitare che il suo amato ripartisse, avrebbe trasformato la sua nave in uno scoglio, proprio quello scoglio che si può ammirare durante una passeggiata o un tuffo a Serapo.
Il Sepolcro di Cajeta
Il nome stesso della città di Gaeta sarebbe un omaggio all’amata nutrice di Enea, Cajeta, qui sepolta prima di fuggire dalla terra di Circe. Di lei si parla in diversi passi dell’Eneide, incluso il racconto che introduce la sua morte e sepoltura.
Allora Enea alle navi si affretta ed i suoi rivede.
Poi, costeggiando, il corso suo rivolge al porto di Gaeta e getta l’ancora:
ferme sul lido posano le navi.
Eneide, Libro VI, 1300-1304.
Cajeta avrebbe badato a Enea sin dalla tenera età e il legame che si era stabilito tra i due era fortissimo, la portò infatti a seguirlo, finché le forze la sostennero, fino alle coste del Lazio, che videro la sua sepoltura nel territorio che oggi porta il suo nome.
Vi sono molti altri miti e leggende che avvolgono Gaeta. Per ulteriori approfondimenti consultare il libro Miti, leggende e folklore di Gaeta di Maria Stamegna, Ali Ribelli Edizioni.